Che turismo vogliamo per la Valmarecchia?

Proposte per una transizione turistica

Con questo articolo vogliamo inaugurare una nuova sezione del nostro sito di promozione turistica della Valmarecchia. Vorremmo partire dall’argomento forse più attuale e controverso di questi anni: il turismo e le sue tipologie. Talvolta sulla pagina Facebook di Valmarecchia da Scoprire abbiamo provato a coinvolgere i followers su questo argomento, notando una decisa spaccatura tra coloro che prediligono un tipo di turismo che potremmo definire “mordi e fuggi”, e chi invece preferisce un turismo lento, che ha esigenze completamente diverse da quelle del primo tipo.

Cosa serve al turismo “mordi e fuggi”? Sicuramente collegamenti rapidi, che possano permettere al turista di poter vedere più cose nel minor tempo possibile. Dunque, se riportiamo questa conclusione alla Valmarecchia, una strada di collegamento con l’autostrada A14 ed una con l’E45, che permetta spostamenti celeri, con poco traffico.

Il dibattito sulla realizzazione della nuova Sp 258 “Marecchiese” pare essere stato ormai accantonato, a favore di interventi di miglioramento mirati, soprattutto nei punti critici, ossia nei pressi dei centri abitati.

Ovviamente questa soluzione non soddisfa una parte della popolazione della Valmarecchia che ritiene indispensabile avere un collegamento rapido con Rimini per poter migliorare la qualità della vita e offrire vantaggi alle imprese che operano sul territorio.

Come abbiamo sempre sostenuto anche sulla pagina Facebook Vds, bisogna sempre considerare i costi richiesti e i benefici generati quando si realizzano opere che vanno a gravare sul territorio (pensiamo al progetto delle pale eoliche a Poggio Tre Vescovi).

Sicuramente, al di là del costo elevatissimo, bisognerebbe considerare l’impatto che avrebbe una strada del genere sul territorio: tutti abbiamo negli occhi l’impatto visivo e uditivo che ha, ad esempio, la statale E45 sulla valle del Savio.

La scelta di interventi migliorativi in alcuni tratti della statale Marecchiese ci pare la scelta più saggia, anche se vorremmo avere la possibilità di vedere i progetti prima di esprimerci in maniera definitiva.

Il turismo che abbiamo definito “mordi e fuggi” è quello che porta decine di migliaia di persone magari ad una sagra in un weekend (ci viene in mente la sagra del tartufo a Sant’Agata Feltria), o a visitare alcuni borghi o monumenti durante i ponti lavorativi, ma non consente una scoperta capillare del territorio. Molto spesso infatti i turisti transitano per la Valmarecchia solo per raggiungere una meta, senza soffermarsi nel territorio che li ospita.

Proprio per questo motivo è auspicabile che nei prossimi anni si punti al cosiddetto “turismo lento”, che solitamente sfrutta mezzi “lenti” come il treno e la bicicletta.

Proprio la dismessa ferrovia Rimini-Novafeltria (allora Mercatino Marecchia), inaugurata nel 1922, sarebbe ancora oggi molto utile, soprattutto per snellire il traffico automobilistico che gravita in particolare in quel tratto della Valmarecchia.

La pista ciclabile che congiunge Rimini a Villa Verucchio e da qui fino a Novafeltria, per un totale di 37 km, è certamente un percorso assai frequentato, che andrebbe migliorato per poter attirare anche quel turismo della bicicletta, molto diffuso specialmente nelle vicine valli dell’Uso e del Conca, tanto da aver fatto nascere l’esigenza di bikehotel dedicati ai ciclisti.

Altro modo “slow” per scoprire la Valmarecchia è a cavallo: qui si trova un tratto della “Grande Ippovia dell’Emilia Romagna” (per maggiori informazione www.altraromagna.it), che si sviluppa nel tratto riminese per 38 km (1° tratto Montebello-agriturismo San Paolo, 2°tratto agriturismo San Paolo-Rivabella di Rimini).

Parlando di turismo lento, inoltre, non può mancare il cammino di San Francesco, che si svolge quasi totalmente in Valmarecchia, al quale abbiamo dedicato un itinerario sul nostro sito.

Il turismo lento, oltre ad avere un minore impatto sull’ambiente, ha sicuramente il vantaggio di destagionalizzare la frequentazione turistica e di contribuire a salvare i prodotti enogastronomici e dell’artigianato locali.

Il turismo lento, inoltre, potrebbe avere benefici anche su alcuni borghi della Valmarecchia che oggi versano in condizioni di semiabbandono: nell’ottica di alberghi diffusi, potrebbero essere recuperati (splendidi esempi di questo tipo di interventi sono il restauro di Borgo Piega, nel territorio di San Leo, o di Petrella Guidi).

Il Parco interregionale di Sasso Simone e Simoncello rappresenta un valore aggiunto per la Valmarecchia e andrebbe certamente promosso al meglio, anche tramite i social network.

Non sappiamo se per fare questo sia necessario auspicare nella trasformazione di questo luogo in parco nazionale, come auspicato dall’ex sindaco di Rimini Andrea Gnassi, ma certamente la bellezza del luogo meriterebbe maggiore considerazione a livello nazionale.

 

Redazione

 

 

 

 

 


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